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venerdì 23 settembre 2011

C'ERA UNA VOLTA IL CAPITALISMO



 Stiamo entrando in una spirale recessiva di lungo termine,  le politiche di austerità non faranno quadrare il cerchio ai “fondamentali dell’economia”, ma produrranno e accentueranno dinamiche di biforcazione sociale già in atto. Che declassamento e impoverimento di fasce sempre più ampie di popolazione saranno la realtà con la quale convivere, non un effetto perverso della situazione attuale, ma almeno nel medio termine, un solido orizzonte.
Visti da questa particolare angolazione, mercati e rivolte presentano una razionalità di rango ben superiore a quella dimostrata dai governi che si affannano a fornire rassicurazioni, fingendo di avere la situazione in pugno.
Povero non vuol dire escluso
Del resto questa presunta irrazionalità affonda le radici nella convinzione che i comportamenti che la contraddistinguono appartengano ad una sfera “separata” da quella in cui governa l’agire socialmente legittimato. Allo stesso modo con cui sentiamo ripetere la consolante quanto ridicola distinzione tra economia “finanziaria” ed economia “reale”, torna alla ribalta l’idea che ad animare le rivolte di questi giorni in Inghilterra sia una sorta di “altra società”, o “quasi società”, nei confronti della quale si possono assumere atteggiamenti opposti, dalla paura alla compassione, ma pur sempre “separata” e legata solo formalmente alla comunità.
Sono in questi giorni a Londra e nel leggere i commenti su queste giornate sono rimasto stupito dal modo in cui riviva qui lo spettro dell‘underclass. Pur senza nominarla, sembra quasi che dopo i riot tutto si giochi attorno a questa categoria. Del resto, lontano parente delle classi pericolose di ottocentesca memoria, quello dell‘underclass è un retaggio tipico della sociologia anglosassone che ha visto nelle trasformazioni della stratificazione sociale post-fordista l’emergere di un agglomerato non solo povero, ma escluso, de-socializzato, ignorante, che per questo esprime in modo istintuale, mindless appunto, i propri bisogni.
La sottoclasse non è solo il prodotto della disuguaglianza, non significa solo marginalità ma anche preclusione sociale e politica a-farsi-classe. Nata con una vocazione critica, la categoria è stata utilizzata moralisticamente dai conservatori che vi hanno visto l’incarnazione sociale della devianza e dai progressisti l’oggetto inerme su cui indirizzare l’intervento assistenziale e riparatore.
Quello dell‘underclass è tuttavia un limite vistoso sia sul versante interpretativo che su quello politico. Limite culturale ma, si badi bene, anche incarnato nelle striature che segnano la società britannica.
Sul fronte interpretativo, nonostante sia difficile dire qualcosa di compiuto sulla composizione sociale che ha animato i riot di questi giorni, basterebbe leggere i “profili” sociali dei ragazzi portati in tribunale in queste ore per rendersi conto che la faccenda risulta ben più complessa delle rappresentazioni monolitiche: disoccupati, ma anche occupati, neri ma anche bianchi, poco istruiti ma anche molto istruiti. Questa eterogeneità, che lascia intendere una complessità maggiore di quella che solitamente si è disposti a credere, viene immediatamente surclassata da un’immagine della povertà completamente negativa, definita essenzialmente da mancanza, da un vuoto e dal “saccheggio” come indizio che ne rivela la natura. Fondamentalmente sotto due aspetti: il primo è che questo sarebbe in definitiva il segno più evidente di una povertà che riguarda l’asocialità della vita quotidiana, è questa povertà dell’esperienza a rendere compulsivo, non-politico e rabbioso il gesto. A me invece pare che ciò che rende “esplosiva” l’esperienza della povertà, non sia affatto il suo venir fuori da uno stato di isolamento, ma esattamente il suo contrario: l’essere cioè immersa dentro flussi sociali, comunicativi e di consumo complessi, densi ed estesi. Ciò che passa attraverso le merci (merci che connettono, che concatenano forme di vita, che allargano le possibilità della circolazione) è un livello di socializzazione di cui si conosce già perfettamente l’utilità e il valore, ma al quale viene imposta una misura inaccettabile, questa sì senza valore, senza proporzione, senza contenuto. Non c’è solo il pesante livello della disoccupazione a rendere vacua la misura del lavoro nell’accesso alle merci, ma anche l’insufficienza di reddito che deriva da quelli precari, spesso semi-gratuiti. È questa misura, violenta e brutale, ad essere presa di mira.
Il secondo aspetto, legato al primo, rimanda ad un’idea di povertà tutta inscritta nella contraddizione fra l’universalismo del consumismo e il particolarismo dell’accesso al reddito. Il saccheggio sarebbe in questo caso un riflesso pavloviano di fronte ad una merce esposta che non possiamo acquistare. Il risvolto di questo discorso così universalmente accettato ricade in quell’idea, tutta moralistica, che basterebbe ridurre “lo spettacolo delle merci” per rendere più sopportabile la mancanza di denaro.
Ora, quello che veramente non si coglie e che queste giornate inglesi rendono massimamente manifesto, è che è avvenuta, non da oggi, una frattura nel rapporto di proporzionalità tra consumi e reddito. In altri termini noi assistiamo ad un progressivo sganciamento del desiderio di consumo dalle disponibilità di reddito (sia quello che deriva dal lavoro che quello derivante dalle varie prestazioni dello Stato). Questa relativa ma potente autonomizzazione è il segno di una disposizione delle persone a riprodursi che fuoriesce dalla logica riproduttiva del capitale. È questa stessa disposizione che il capitale tenta di recuperare e di mettere a profitto attraverso l’indebitamente privato. Da questa angolazione si potrebbe vedere che non è la norma capitalistica del consumo che, producendo bisogni indotti, si rivolta contro se stessa, ma è casomai il desiderio, che nell’azione collettiva, prova a se stesso che quella misura che “separa” è sempre revocabile, precaria e, in ultima istanza, needless.
Piaccia o no, per una manciata di notti nelle strade delle città inglesi, si è presentato una nuovo modo di regolazione dell’economia, incapace di istituzionalizzarsi, ma che sta lì a ricordare che quello che domina in modo diseguale le vite di tutti, non ha nulla di assoluto. Dietro i fuochi, un piccolo evento di auto-normazione.
Si potrebbe dire, senza troppa ironia, che il progetto di de-statualizzare il Welfare contenuto nell’idea di Big Society del Primo Ministro Cameron si sia magicamente avverato in questi giorni d’estate: sotto forma però, di un keynesismo d’assalto.
Il paradosso della Big Society
Ma è soprattutto il limite politico dell’underclass che sembra dominare oggi il dibattito negli Uk. L’implicito recupero della categoria inquieta soprattutto perché non anima solo gli incubi della stampa britannica, ma anche i sogni di alcuni commentatori che contrappongono la veracità del burning and looting alle modeste movenze della middle class che in inverno, nel Regno Unito, ha animato (non da sola) le manifestazioni studentesche. Occorre dire, a onor del vero, che anche in Italia non molto tempo fa abbiamo avuto esempi dello stesso acume analitico!
Eppure, la verità che si tende ad esorcizzare e a ricacciare indietro è che in questo momento, i processi di impoverimento che toccano settori diffusi della società, rendono possibili composizioni inedite. Rendono possibili, non vuol dire che lo siano nell’immediato né che lo siano necessariamente. Che queste siano all’oggi “di fatto” complicate, non c’è dubbio alcuno. In questi giorni in diversi quartieri britannici i cittadini si sono dati appuntamento per “ripulire le strade”, senza l’aiuto del Governo, in una contesa che vede il “sociale” (la “strada”) come una terra da conquistare e rivendicare. Il sito della Bbc chiama paradossalmente (e significativamente)resistenza queste azioni di civismoDentro questo paradosso c’è tutto il significato ambivalente della Big Society: nel suo essere per definizione “terza” rispetto allo Stato e al Mercato, questa può assumere alternativamente le fattezze della privatizzazione delcomune e della miniaturizzazione dello Stato, oppure il segno costitutivo e conflittuale dell’autonomia dall’uno e dall’altro. Sarà il modo in cui i processi di soggettivazione occuperanno questo spazio a risolvere in un senso o nell’altro l’alternativa. In questa capacità di comporre o di contrapporre i pezzi che convergono nella vulnerabilità di massa, si gioca la partita del governo e quella dei conflitti. Ma la partita è politica, non ha nulla ha che fare con la “natura”, anche se “sociale”, del problema. Questo è solo un pregiudizio degno del peggior giornalismodi qualunque bandiera esso sia.
L’”alto” e il “basso” dei governi
In questi giorni Londra è stata effettivamente fuori controllo. Questo ci dice che i mercati finanziari e i tumulti si presentano come l’”alto” e il “basso” delle pratiche di governo, cioè il limite che ne segna il perimetro e lo spazio d’azione. Per questo le giornate inglesi, nonostante l’estrema complessità che le caratterizza e gli esiti che prenderanno, ci devono far gioire. Non solo perché una parte di popolazione sta reagendo alle politiche di austerità e agli effetti che producono in termini di controllo sociale. Ma soprattutto perché ci dicono che oltre ai mercati finanziari, esiste un’altra istanza capace di tenere in pugno i governi. Sappiamo bene che la lotta di classe non si accontenta di questo, deve sul terreno della trasformazione misurare la sua potenza. Ma d’altra parte sappiamo anche bene che non può nulla senza questo carattere minaccioso, senza questo rendere troppo costoso il continuare sulla stessa strada.

martedì 28 giugno 2011

miracoli e medicina


La medicina non ammette miracoli. Quando i medici si trovano a dover dare spiegazioni su guarigioni miracolose si chiudono dietro ad un no coment. Ricordiamo le parole di un illustre scienziato ed oncologo italiano, il quale spiegava che le guarigioni inspiegabili in realtà hanno sempre una spiegazione razionale, il fatto è che la scienza non sa ancora quali esse siano.
Quando la medicina capirà questi fattori sconosciuti allora molte malattie degenerative verrano sconfitte. 
Inspiegabili ad esempio sono le guarigiorni che interessano i malati terminali di cancro che si recano a Lourdes. Questa gente va in pellegrinaggio nel luogo dove apparve la Vergine, immergendosi in un'esperienza quasi mistica, dedicando ore e ore alla preghiera e bagnandosi nell'acqua di questo luogo considerato sacro.
Le più comuni forme di cancro si svillupano per vari motivi ampiamente noti. Nelle neoplasie che interessano la terza età il fattore di causa predominate è l'eta stessa, l'organismo infatti non è progettato per vivere molti anni (cosa possibile grazie allo stile di vita ed alla medicina), così il sistema immunitario ad una certa età perde efficienza ed inesorabilmente procede verso un lento decadimento. A questo punto non riesce più a controllare e neutrallizare tramite gli appositi linfociti le cellule neoplasie.
Per quanto riguarda i tumori, in età adulta la causa è sempre un abbassamento delle difese immunitarie, spesso dovute ad uno stile di vita saturo di stress e accompagnato da diversi eccessi come l'alcol, il fumo, le droghe, la promisquità sessuale e le ore piccole. Lo stress è la più grave minaccia alla salute, esso tramite un meccanismo noto, riduce sistematicamente la risposta immunitaria costringendo l'individuo a semplificare il suo stile di vita ed a rimanere a letto. Tuttavia per varie ragioni nessuno vuole o può rimanere per 15 giorni in casa ed è per questo che molto spesso ci si sottopone a massicce cure antibiotiche e antivirali in modo da ristabilirsi in pochi giorni, compromettendo però il sistema immunitario, a cui si nega il tempo che sarebbe servito a smaltire lo stress. Le altre cause sono per lo più genetiche. Quinidi, alla luce di questo ragionamento, la causa di molte neoplasie è spesso dovuta ad un abbassamento dei leucociti a causa dei punti sopracitati.
A Lourdes ci sono 2 fattori che possono invertire queste cause aumentando e ripristinando la risposta immunitaria e favorendo quindi un processo di guarigione inspiegabile. Questi fattori sono la preghiera e la famosa acqua santa lì presente. Analizzando attentamente questi elementi possiamo notare che la spiegazione e tutt'altro che miracolosa. La preghiera continua e l'ambiente mistico contribuiscono a mettere il fedele in uno stato di meditazione molto profonda. Da diversi studi è emerso che la meditazione è un rinomato antistress; ciò spiega perchè spesso in alcuni dei soggetti studiati si è verificato un aumento della reazione immunitaria.
Una spiegazione esiste anche per l'acqua considerata santa, nella quale si immergono milioni di persone ogni anno. Perciò, essa è satura di molti batteri. Alcuni scienziati analizzandola hanno trovato tra questi batteri una vecchia conoscenza dell'uomo, il batterio della difterite (batterio specifico, anaerobio facoltativo che cresce aerobicamente e anareobicamente), immobile e non sporigeno, il Corynebacterium diphtheriae, la cui scoperta si deve a Edwin Klebs nel 1883). Esso, dopo una breve ricerca, è risultato in sperimentazione per una cura contro il cancro in Giappone ad opera di un medico italiano: il Dott. Silvio Buzzi. Nei suoi studi è ampiamente spiegato come le tossine difteriche siano efficaci ad aumentare in modo esponenziale la risposta dei leuciti soprattutto nelle aree colpite dalle neoplasie. La sperimentazione ha avuto inizio nel 2006 ed è ancora in atto. Mi auguro che presto il mondo possa trovare una soluzione definitiva a questo oscuro male che non guarda in faccia nessuno.
Alla luce di questi ragionamenti possiamo notare come questi fattori sommati possano essere una spiegazione valida per molte guarigioni apparentemente inspiegabili.
Si tratta quindi di teorie basate sulla medicina, le quali possono dare fiducia anche a chi non crede nei miracoli.

giovedì 27 gennaio 2011

COME CONQUISTARLA


COME CONQUISTARLA

Dal primo caffè al primo appuntamento romantico in pochi passi.



Uno degli articoli più letti del blog è stato “aiuto mi ha lasciato”, questo articolo ne vuole essere il naturale seguito: “come conquistarla” . Andiamo per ordine , prima di capire come conquistarla inanzi tutto dovremmo incontrare la ragazza che potrebbe essere la nostra potenziale partner. Paradossalmente il luogo ed il modo d'incontro sono determinanti per oltre la metà della buona riuscita dell'impresa. Per fare un esempio un incontro tra due estranei in una località turistica (montagna o mare che sia) faciliterà eventuali avventure.
Una continua frequentazione tra colleghi potrebbe facilitare un eventuale relazione ecc..
Al di là delle fortuite casualità , ricordiamo una cosa importantissima ,l'eventuale partner non andrebbe cercato ,dovrebbe arrivare in modo casuale ed inaspettato, ma in alcuni casi bisogna dare un mano al destino. Mi spiego :se si rimane sempre in casa , si frequenta sempre i soliti locali con la stessa gente difficilmente si incontrerà qualcuno d'inaspettato. Il mio consiglio è cambiare giro d'amici con cui uscire, cambiare posti , e sopratutto iscriversi a più corsi possibili (inglese , yoga , tai chi , rafting ,informatica , teatro ecc) interessi in comune sono potenti catalizzatori, e poi in un corso è molto più facile interagire e conoscersi ,cosa molto più difficile in discoteca o in un bar.
Una volta individuata la persona che ci piace,la prima cosa da fare è capire se a prima vista noi non le dispiaciamo:Se spesso guarda e sorride ,cerca il dialogo allora si potrà pensare ad eventuali step successivi. Se la persona ci guarda appena, non ci considera o al massimo ci risponde per semplice educazione direi che bisogna lasciarla perdere immediatamente. Bisogna partire dal presupposto che non si può piacere a tutte , ma nemmeno si può fare schifo a tutte. Siamo al nostro corso d'informatica , la ragazza del computer accanto ci sorride e a noi lei piace. A questo punto bisogna concretizzare questa reciproca simpatia ,poco alla volta con qualche battuta simpatica ma mai invadente , iniziamo a prendere confidenza ed a costruire un dialogo. In questo modo entrambi potrete già ravvisare se ci sono eventuali segni d'intesa e allo stesso modo capire se ci saranno mai presupposti per eventuali sviluppi .Un altra cosa ancora più importante e fondamentale, è sapere il suo stato affettivo. Ora diciamo che avete un ottimo dialogo , lei è single e continua a sorridervi il prossimo passo da fare sarà invitarla con una scusa qualsiasi a prendere un caffè. Il caffè per iniziare è ottimo, non è un appuntamento impegnativo ,ma allo stesso modo vi permette di interloquire ed interagire in un nuovo ambiente rispetto ai soliti banchi o le solite quattro mura. Al tavolino del bar dovrete letteralmente man mano che i discorsi vanno avanti leggere il linguaggio del suo corpo se quando vi parla vi si pone sporgendosi in avanti è un ottimo segno ,idem se si accarezza i capelli , se al contrario: rimane con braccia conserte (segno di chiusura) ,agita freneticamente i piedi ( come se a livello inconscio volesse scappare) o altri gesti simili la vostra uscita non sta' andando come dovrebbe e dopo quel caffè sarebbe meglio lasciarla stare, o comunque nel dubbio lasciare la prossima mossa a lei. Mentre conversate con lei evitate di lodarvi o ricorrere troppe volte al pronome personale io (chi si loda si sbroda),al contrario cercate di farla parlare il più possibile in modo da reperire più informazioni su cosa le da fastidio e invece quali cose predilige. Questo anche perché il prossimo step sarà chiederle di fare qualcosa che le piace con voi. Se per esempio a lei piace sciare allora potreste chiederle di fare una sciata insieme nella pista da sci più vicina ecc.
Step successivo farle conoscere i propri luoghi ed i propri amici ,questo perchè giocare in casa renderà più sicuri voi e allo stesso modo trasmetterete più sicurezze a lei .Una costante di ogni rapporto sono le sicurezze: più una ragazza si sentirà sicura e prima si fiderà di voi, sentendosi allo stesso modo più attratta ed iniziando a percepirvi sempre di più come ad un potenziale partner. Per sicurezze (nella fase iniziale) intendo a scanso di equivoci il farle capire che non siete tipi che la corteggiano solamente per un avventura e che sarete pronti a provare ad impegnarvi se dovesse nascere una relazione.Il prossimo passo è l'uscita serale solo voi due: a questo punto potrete scoprire se diventerete una coppia o resterete solamente buoni amici. Naturalmente non spetta a nessuno dirvi come e quando dovete provarci perchè c'è un alchimia dietro , ma prima di provarci l'importante e che voi siate convinti di volerla e siate sicuri di averle già trasmesso le sicurezze di base. Con questi presupposti potrebbe nascere una storia , senza di essi al massimo un avventura.